Au pair a Londra: le conseguenza della Brexit per gli Italiani

Fare unesperienza da au pair a Londra è una scelta di molti studenti. Ma cosa cambia adesso? Quali sono le conseguenze della Brexit per gli italiani che vorrebbero fare unesperienza di lavoro allestero? Le incertezze sono ancora molte. Prima di tutto, quindi, cerchiamo di capire esattamente che cos’è la Brexit.

Che cos’è la Brexit?

Con il termine Brexit (che deriva dalla contrazione di “Britained exit) si indica luscita del Regno Unito dallUnione Europea, così come è stato deciso dal referendum nazionale del 23 giugno 2016. Non si tratta di unuscita immediata: luscita effettiva avverrà il 29 marzo 2019 ma, proprio nei giorni scorsi, la premier britannica Theresa May ha annunciato che dopo questa data ci sarà un periodo di transizione di 2 anni. Quindi, il Regno Unito lascerà l’Ue, a tutti gli effetti, nel 2021, cinque anni dopo il referendum che ha sancito questa decisione.
Nel frattempo, però, che cosa cambia? Che cosa succede agli italiani che intendono recarsi nel Regno Unito per unesperienza di lavoro? Quali sono gli effetti della Brexit sugli studenti che intendono trascorrere alcuni mesi come au pair a Londra o in altre località del Regno Unito (che include Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord)?.

Quali sono gli effetti della Brexit sugli italiani?

Sono quasi 300mila gli italiani che, attualmente, vivono nel Regno Unito. Un numero che ha subito una forte crescita proprio nella seconda metà del 2016, dopo il referendum per il “leaveo il “remain. Molti italiani che vivevano da tempo in Gran Bretagna hanno deciso, infatti, di regolarizzare la loro situazione, per il timore di perdere i propri diritti. Una paura legittima vista la situazione incerta. Anche se la premier in un suo recente discorso ha rassicurato i nostri concittadini: “Vogliamo che gli italiani nel nostro Paese abbiano gli stessi diritti che hanno ora. Il nostro sistema legale garantirà loro questi diritti anche in futuro”.

Au pair a Londra: un sogno ancora possibile?

Ma cosa cambia, invece, per chi non vive o non lavora ancora nel Regno Unito ma si accinge a farlo? Ad esempio, per i tanti studenti che sognano di fare unesperienza come au pair a Londra per imparare linglese e guadagnare qualcosa?

Per il 2018 non dovrebbero esserci cambiamenti. A partire dal 2019 la parola chiave è, invece, “registrazione. Da marzo 2019, infatti, con lo stop alla libera circolazione dei cittadini Ue nel Regno Unito, tutti coloro che vorranno recarsi in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord per lavoro o per vivere dovranno sottoporsi a una procedura di registrazione, presentando determinati documenti. Non è chiaro se al termine di questa procedura di registrazione si potrà soggiornare nel Regno Unito avendo ottenuto un visto o un permesso di soggiorno o, ancora, un permesso di lavoro. Ma questa nuova procedura potrebbe essere valida anche per quelli che il Governo britannico definisce lavori a casa, della durata di alcuni mesi, come quelli svolti, appunto, dalla maggior parte delle ragazze au pair.

Adesso, per gli studenti che si accingono a fare unesperienza di lavoro alla pari nel Regno Unito, oltre ad avere determinate caratteristiche è sufficiente presentare una carta didentità valida per lespatrio. Gli altri documenti richiesti sono:

  • Diploma di scuola secondaria superiore
  • Certificato penale da richiedere in Tribunale
  • Certificato di buona salute fisica e psichica
  • Medical report
  • Fotografie
  • Referenze
  • Lettera di presentazione per la famiglia ospitante
  • Au pair application form

Non è detto, però, che in futuro questi documenti siano sufficienti per poter entrare nel Regno Unito.

Au pair nel Regno Unito: la prima estate post Brexit

Nei mesi scorsi, intanto, la Brexit ha festeggiato il suo primo compleanno. Che cosa è cambiato per i lavoratori au pair nel Regno Unito? Secondo Rebecca Haworth-Wood, presidente della British Au Pair Agencies Association (BAPAA) il “numero di europei disposti a lavorare alla pari nelle case del Regno Unito è diminuito quasi del 50% rispetto al 2015”.

Ogni anno sono circa 40mila le famiglie del Regno Unito per cui i lavoratori au pair rappresentano un grande sostegno nella gestione degli impegni professionali e familiari. Nel 2016, però, qualcosa è cambiato e le famiglie hanno fatto più fatica a trovare un aiuto: “Il calo è dovuto al fatto, che dopo la Brexit, la Gran Bretagna è percepita come anti-straniera e gli europei sono meno disposti a venire. Preferiscono altre mete come lIrlanda”.

E voi? Quale destinazione avete in mente per la vostra esperienza come au pair? Leggete le testimonianze di chi si è già rivolto alla nostra agenzia e preparate la valigia. Brexit o non Brexit, fare lau pair all’estero è un’esperienza indimenticabile che vi arricchirà enormemente.

 

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